In quel momento - in cui definitiva e netta era la percezione che non lo avrebbe più visto - stava raccogliendo tutti i propri pensieri, e sembrava tranquilla.
Riflettere sulla morte del figlio impose alla donna un percorso mentale a segmenti obbligati, che si arrestò, ad un certo punto, per manifesta incapacità trascendente e per troppa stanchezza. Nonostante si fosse sforzata nella ricerca di un progetto superiore legato alla vicenda, non riusciva a farsene una ragione.
La parte finale della sepoltura comportò la partecipazione attiva del proprietario della ditta di pompe funebre, che era salito, vestito di nero, sopra una scaletta accanto alla pedana, per aiutare l’operaio a spingere la bara fino in fondo alla cavità in cemento.
Mentre rimaneva assorto ad osservare i gesti decisi e consueti degli operai, Michele pensò che l’ultima volta che aveva partecipato ad un funerale avvenne quando morì suo nonno.
Ricordava il carro funebre, con il seguito di cordoglio e scarpe buone, mentre attraversava la via principale dell’intero paese, che si toglieva rispettosamente il cappello e abbassava le saracinesche dei negozi.
Il prete, durante l’omelia, ne aveva ricordato il coraggio di fronte alla malattia e la rettitudine morale, e nonostante la pervicace militanza comunista, rappresentava appieno tutte le virtù che un buon cristiano avrebbe dovuto possedere e tramandare ai figli, cui andava il più caloroso abbraccio.
L’immagine delle estati in villeggiatura dai nonni raggiunse la mente di Michele in maniera quasi automatica.
Ripercorse le giornate accese fino alle otto di sera, passate a giocare per strada coi ragazzini del paese, e la prima volta che aveva assistito, accovacciato, alle contrazioni nervose della coda di una lucertola, tagliata di netto dalla mano di uno dei ragazzi.
Quella vista gli aveva spalancato gli occhi e riempito la gola di rigurgito acre e giallo, uno sgomento caldo che Michele aveva trattenuto in bocca, per non mostrarsi troppo fiacco.
Stava velocemente facendo buio, e i due operai del cimitero chiusero il buco in maniera raffazzonata: di lì a poco non ci sarebbe più stata luce sufficiente per lavorare ed il cemento, col freddo, si sarebbe spaccato. Avrebbero finito il giorno dopo.
L'ordine di abbassare la pedana, impartito dal muratore anziano al giovane collega in basso, suonò come scioglimento dell’adunanza.
Se ne andaronono tutti, coi visi seccati dal freddo, e ripresero la via di casa mentre l’ultimo sole, inadatto a scaldare, si limitava a colorare di arancione la fila più alta di lapidi.

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