- Pronto?
- Pronto.
- Che è successo?
- Niente…che deve essere successo…?
- E allora? Perché m’hai chiamato?
- Stasera sto di pattuglia a Capannelle. E’ un concerto rock, un gruppo che si chiama Marlene e poi il cognome c’ha qualcosa di tedesco…tipo il cantante è magrissimo, si muove a scatti, come un matto… sudato, è completamente sudato, suda pure dai capelli, e suona la chitarra, gli altri son più tranquilli. Vabbé, niente, ad un certo punto fanno una canzone col violino, una canzone lenta e d’amore… il cantante magrissimo c’ha i capelli sugli occhi e canta attaccato al microfono, tutto piegato, con la chitarra rossa con le punte, e certe volte sembra che la vuole suonare male.Ti giuro. Infila le bacchette in mezzo alle corde, e fa un rumore della madonna. Poi a me ‘sta musica qui lo sai che non mi piace proprio, troppo casino. Vabbè, ad un certo punto fanno ‘sta canzone lenta. Io non lo so il titolo, ma c’è un pezzo della canzone che mi son scritto dietro al blocchetto. Mo’ te la leggo…aspetta… dice: noi cerchiamo la bellezza ovunque e passiamo spesso il tempo così senza utilità quella che piace a voi… M’ha fatto pensare, Nina. Da quanto tempo io e te non facciamo le cose solo per farle? Così, dico, senza utilità, senza che stiamo a pensare alle necessità della vita? Da un sacco di tempo, Nina. E’ colpa pure mia, eh….pare che la vita, adesso, si deve svolgere, come un compito, come alle medie: il mutuo, la piscina dei ragazzini, due settimane a Fregene, natale e usciamo solo l’estate per prendere il fresco ed il gelato. Quant’è che non chiacchieriamo, Nina? Quand’è che abbiamo lasciato perdere? Ho pensato a ‘ste cose…e quando ho sentito quella canzone, che non mi ricordo il titolo, mi so’ pure ricordato perché con te vivo bene anche soltanto l’utilità…

Questo avrebbe voluto dirle. Così aveva immaginato la risposta.
S’era preparato il discorso prima. Ci aveva riflettuto un po’, prima di chiamare. Non voleva incepparsi, voleva dire qualcosa che si capisse, che non richiedesse una spiegazione. Si sarebbe emozionato e un po’ si vergognava. Qualche frase che gli era venuta bene l’aveva pure scritta sul taccuino. Tipo l’ultima.
Ma non s’aspettava quella domanda della moglie, alla fine.
Il carabiniere non riuscì a dire nulla, rimase in silenzio.

- Ma che sei morto? Allora? Perché m’hai chiamato?
- Così, niente. Che fai?
- Ho messo a letto i ragazzini. Quando torni non fare casino, ché sennò non prendo più sonno.
- Vabbè. Buonanotte, allora.
- Buonanotte.

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