"Dovrei chiederti due cose. La prima è: evitiamo di raccontare in giro questa cosa. Nel senso, renditi conto della posizione in cui mi trovo. Succederebbe un casino, tanto per me quanto per te. E noi non vogliamo casini, vero? E’ stata una cosa improvvisa, anche divertente, ma non ci sarà bisogno di darne pubblicità. Intesi? La seconda cosa che volevo chiederti è: ci vedremo ancora?”

Attilio Buttafoco ascoltò l’eco delle sue parole dentro la stanza vuota dell’oratorio, illuminata male dal sole che passava attraverso le fessure delle serrande abbassate. Si accese una sigaretta, anche se sapeva che don Lino non tollerava si fumasse nei locali dove si faceva attività coi ragazzi.
Scivolò con la schiena sul muro, fino a rimanere seduto per terra, con le gambe distese.
Soffiò via fumo celeste dalla bocca e guardò un cartellone colorato attaccato al muro.
Quel cartellone lo aveva disegnato lui, era un gioco per spiegare ai bambini della comunione i diversi momenti di cui si compone una celebrazione eucaristica.
Attilio Buttafoco aveva tren’anni e la cinta dei pantaloni ancora aperta.
Un giorno suo padre, Adelmo Buttafoco, estimatore di Croce e La Pira, gli avrebbe lasciato lo studio legale, ereditato a sua volta dal padre. Una famiglia di avvocati, che si tramandava il titolo come gli occhi azzurri e i capelli corvini sempre pettinati con la riga, a sinistra.
Aveva cinque anni, Attilio, quando entrò per la prima volta nel piazzale protetto dell’oratorio, e adesso ne era uno degli animatori. Suonava la chitarra durante la messa delle dieci, organizzava il catechismo del giovedì e sacrificava una settimana delle proprie ferie per il campo estivo parrocchiale, di cui era responsabile.
Quell'estate, al campo, aveva conosciuto Lidia Forcella, che aveva sedici anni ma ne dimostrava molti di più. Ambra e dolciastra come un peccato inconfessabile, era distesa sopra i banchi della stanza, disposti a ferro di cavallo di fronte ad una lavagna divisa in due.
Lidia si toccò in mezzo alle gambe con due dita e sentì le mutandine bagnate.
Nemmeno gliele aveva tolte, s’era limitato a spostarle di lato.
Guardò la mano e vide i polpastrelli imbrattati di sangue marrone.
Si pulì sul vestitino leggero e strinse le ginocchia al petto.
Attilio poteva star sicuro, non avrebbe mai raccontato niente a nessuno, nemmeno a se stessa.

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