We are the sons of no one, bastards of young
We are the sons of no one, bastards of young
The daughters and the sons


L’undici vado a vedere Il Teatro degli Orrori. Immagina la furia dei Fugazi, i Fiori del Male, e tutti i linguaggi di Artaud. Sarebbe stato il tuo gruppo preferito, la sintesi. Ci saresti andato totalmente in fissa. Quando m’hanno detto che avevi sbiancato, e stavolta per sempre, era mattina. Me lo disse mio padre. E ha aggiunto “s’è pure pisciato sotto”. Io non t’ho saputo immaginare, perché i contesti erano troppi. Mi ricordo solo che lo stomaco s’è stretto dopo un brivido, ed ho vomitato tutte immagini tutte insieme. Anche quelle finte, quelle esagerate. Tipo dentro il cesso di una metropolitana newyorkese, con le piastrelle celesti e i neon che sgraziano ogni cosa e tu, seduto per terra, in mezzo ad un lago di piscio ed acqua che esce dalle tubature. La versione punk-rock della tua morte. Ecco, quella mattina ho vomitato pure ‘sta versione. Questo per dirti che quella sensazione non l’ho provata più. Ho imballato l’emisfero sinistro dentro inossidabili convinzioni di comodo. Poi è successo di nuovo che lo stomaco espellesse quello che poteva, supplicando il cervello di espellere quello che doveva. Adesso non c’è il vuoto, c’è niente. E voglio lasciare che tutto entri, senza le cartilagini del giudizio e del timore. Non avrei immaginato un sacco di cose, Gian, ed invece di cose ne sono successe. Non sono venuto quando c’erano tutti perché c’erano tutti. C’erano troppi pensieri uguali e io avrei fatto gli stessi pensieri degli altri, controllando se la foto si vedesse bene e quanti fiori avevano lasciato sopra il marmo. Non t’avrei saputo dire niente, che cazzo venivo a fare? Invece adesso è freddo e di gente ce n’é poca, ci stanno quelli che forse hanno lasciato troppi discorsi in sospeso e allora tornano qui. Molte volte sembrano affaccendati a pulire le lapidi, ma io lo so che stanno parlando. Quando si parla con uno che non c’è più si finisce per essere scarni e brevi, perché si crede che chi abita un’altra dimensione sia capace di leggere i pensieri. Non so in quale dimensione tu sia finito, Gian, spero solo che sia calda, ché morivi di freddo pure a luglio, dentro una tenda che abbiamo riempito di allucinazioni e bassi distorti mentre fuori l'aria s'incendiava di post-rock industriale. Ho conosciuto catwoman e mi ha chiesto pazienza. E’ bella e sorride spesso e dovrei aspettarla. Se mi viene in mente qualche cazzata, ti prego Gian, avvisami, fammi risuonare nelle orecchie l'attacco di Bastard of young, va bene?

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