La velocità le ricacciava indietro le sillabe perciò doveva sporgersi verso l'orecchio e prendersi in faccia il vento al di là del parabrezza. Lui rideva, e cantava canzoni che lei indovinava, perchè erano le sue stesse canzoni e tutto era perfetto. Come le gambe che si toccavano e le mani dentro le tasche larghe, sentiva il suo corpo attraverso le dita che gli stringevano i fianchi. Allungò una mano, lasciando la manopola per accarezzarle una coscia, e al semaforo l'uomo dentro la macchina lì guardo, infreddoliti e bollenti, sopra un motorino che cavalcava tutto quello che sarebbe potuto essere, ma non poteva. Loro due lo sapevano, ma sorridevano comunque al tempo veloce per assaggiarsi e sentirsi affamati. Il resto furono gli occhi dentro agli occhi e labbra che sapevano dell'altra saliva, cibi inconsueti per pranzo e troppe parole, perchè del tempo rubato bisognava subito disfarsene per toccarsi e baciare dove s'era sognato. Era freddo, quell'amore improvviso si ghiacciava di vapore dentro le mani e sembrava più vero, perchè quasi si vedeva, e dentro c'era la bellezza di scoprirsi così perfetti da non poterlo dire.

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